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Manovra/5. Rfi in campo per la messa in sicurezza delle ferrovie regionali

di Giuseppe Latour

Rfi in pole position per la messa in sicurezza delle ferrovie regionali. Lo stabilisce un articolo della manovrina, appena approdata in Gazzetta ufficiale: la società del Gruppo Fs diventa il soggetto designato a realizzare gli investimenti di messa in sicurezza. Potrà limitarsi semplicemente ad attuare gli interventi oppure potrà addirittura prendere in carico la gestione delle infrastrutture locali. Si avvia così un percorso che, negli anni, porterà progressivamente molte ferrovie locali ad uscire dalla sfera di influenza delle storiche società regionali, per finire nella rete nazionale. Completano il quadro le norme che stabilizzano i fondi di finanziamento ordinario del Tpl e che avviano il processo di riordino dei bacini di mobilità regionale, spingendo l'acceleratore sull'affidamento dei servizi con gara.

L'obiettivo della manovrina, sul fronte delle ferrovie, è "accelerare il conseguimento della compatibilità degli standard tecnologici e di sicurezza delle linee ferroviarie regionali con quelli della rete ferroviaria nazionale". Bisogna ricordare, infatti, che in Italia da un lato c'è la parte più avanzata della rete, di competenza di Rfi, che è formata grossomodo da 16.700 chilometri, e dall'altro c'è la rete locale delle "ex concesse", che ne misura altri 3.700: sono tratte locali nella sfera di competenza di Regioni e Province autonome che, al momento, scontano un deficit di investimenti. Di questi 3.700 chilometri di reti regionali, c'è una parte più pregiata: sono i 2mila chilometri circa di reti regionali interconnesse alla rete nazionale (1.918, per la precisione). Per il resto, ci sono le reti regionali "isolate" dalla rete nazionale Rfi che occupano, allora, circa 1.700 chilometri.

Lo sprint sulla messa in sicurezza passerà da un'intesa tra Regioni e Mit che andrà a individuare Rfi "quale unico soggetto responsabile della realizzazione dei necessari interventi tecnologici da realizzarsi sulle stesse linee regionali". In pratica, tutta l'attività di adeguamento tecnologico dovrà passare dalla società del Gruppo Fs.
Le possibili strade indicate dal Governo per procedere su questa strada sono essenzialmente due.
La prima è un accordo con le Regioni limitato agli interventi: nei limiti delle risorse disponibili ed in coerenza con i piani di adeguamento tecnico presentati dai competenti gestori delle reti regionali vengono programmati gli investimenti.
La seconda porta un maggiore coinvolgimento di Rfi. Le Regioni, i gestori delle linee regionali e la società del Gruppo Fs potranno accordarsi per pianificare "il subentro nella gestione a favore della medesima Rete ferroviaria italiana". Non solo. Una parte della rete regionale sarà di fatto allineata agli standard più elevati della rete nazionale. Un decreto del Mit avrà il compito di individuare quali sono le linee regionali che possono essere considerate "di rilevanza per la rete ferroviaria nazionale", aggiudicandosi appositi finanziamenti statali.

Sul fronte del trasporto pubblico locale arriva, poi, l'attesa norma che punta al riordino del sistema e alla promozione delle gare. Le Regioni e le Province autonome dovranno determinare i bacini di mobilità per i servizi di trasporto pubblico: queste aree dovranno comprendere un'utenza minima di 350mila abitanti (unica eccezione: le città metropolitane) e saranno costituite analizzando la domanda di trasporto locale, con l'aiuto degli operatori già attivi sul territorio. Serviranno a creare economie di scala nella gestione del Tpl. Le Regioni dovranno anche individuare i loro enti di governo che, di fatto, sostituiranno i Comuni: "Agli enti di governo dei bacini possono essere conferite in uso le reti, gli impianti e le altre dotazioni patrimoniali di proprietà degli enti pubblici associati".
Una volta definiti i bacini e gli enti di governo, si passerà alle gare. Per l'affidamento dei servizi di Tpl sarà promossa "la più ampia partecipazione", articolando i bacini di mobilità in più lotti, "tenuto conto delle caratteristiche della domanda e salvo eccezioni motivate da economie di scala proprie di ciascuna modalità e da altre ragioni di efficienza economica". Le gare, nel rispetto della legge in vigore, andranno fatte anche "nelle more della definizione dei bacini di mobilità e dei relativi enti di governo".
In questo pacchetto è compresa anche la norma contro i "portoghesi". Gli utenti sono tenuti a munirsi di titolo di viaggio, obliterandolo all'inizio del tragitto. Chi viola questo principio, potrà essere sanzionato entro i limiti fissati dalle leggi regionali. "In assenza di legge regionale, la sanzione è pari a sessanta volte il valore del biglietto ordinario e comunque non superiore a 200 euro". Per assicurare il contrasto più efficace possibile al fenomeno dell'evasione, i gestori dei servizi potranno affidare le attività di prevenzione, accertamento e contestazione delle violazioni "anche a soggetti non appartenenti agli organici del gestore medesimo, qualificabili come agenti accertatori".
Infine, bisogna ricordare la norma che stabilizza il fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale: avrà il valore di poco meno di 4,8 miliardi di euro per il 2017 e di 4,9 miliardi di euro a partire dal 2018. A partire dal prossimo anno, poi, il riparto tra le Regioni sarà fatto con un decreto del Mit entro il 30 giugno di ogni anno. La divisione andrà fatta utilizzando parametri prefissati: il livello di traffico, i costi standard, i livelli di servizio e affidamento dei servizi tramite gara. Chi non passa dalle procedure ordinarie dovrà subire un taglio nelle attribuzioni del fondo.

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