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Boom dei «contratti di fiume», già 93 quelli attivati in base al Collegato Ambiente 2015

di Giuseppe Latour

Boom per i contratti di fiume. Il nuovo strumento di governo partecipato del territorio, regolato dal collegato ambientale (legge n. 221 del 2015), sta facendo registrare numeri superiori alle attese: sono quasi 200 gli accordi che ad oggi risultano sottoscritti o in fase di negoziazione, secondo i dati diffusi dal ministero dell'Ambiente. Le Regioni più attive su questo fronte sono tutte al Nord: Emilia Romagna, Piemonte Lombardia e Toscana. E' qui che sono stati firmati gli undici contratti chiusi finora.
Il meccanismo, regolato dall'articolo 59 del collegato ambientale, disciplina la sottoscrizione di accordi tra soggetti pubblici e privati che puntino alla tutela e alla corretta gestione delle risorse idriche, oltre che alla valorizzazione dei territori fluviali. A corredo dei contratti c'è anche un impatto in termini di investimenti: tra i punti fondamentali di questo strumento, infatti, rientra anche la salvaguardia dal rischio idraulico e la messa in sicurezza del territorio.
Dalla fine del 2015 ad oggi il successo di questo nuovo istituto è stato notevole. Sono, infatti, 93 i contratti attivati in tutta Italia, di cui 82 avviati e 11 già sottoscritti, mentre altri 101 sono stati proposti o annunciati. I dati del ministero evidenziano una grande attenzione verso lo strumento. Sono 17 le amministrazioni regionali ad aver riconosciuto con atti formali i contratti di fiume, al di fuori del collegato ambientale. Quelle più attive sono Lombardia (5 contratti per Lambro settentrionale e meridionale, Olona-Bozzente-Lura, Mincio e Seveso), Piemonte (4 contratti per Sangone, Belbo, Orba, Agogna), Emilia Romagna (2 contratti per Marecchia e Panaro) e Toscana (1 contratto per il Serchio). Nel 2016 è stato firmato in Piemonte anche un contratto per il lago Viverone.
In questo contesto, l'intenzione dichiarata del ministero è di valorizzare i contratti. Servirà a questo scopo l'Osservatorio al quale i tecnici del ministro Gian Luca Galletti stanno lavorando: favorire la loro corretta applicazione, ponendo il ministero nel ruolo di riferimento nazionale e di guida, con una banca dati per seguirne l'evoluzione e conoscerne punti di forza e debolezza, favorendo scambi e collaborazioni tra le varie esperienze italiane.
Oltre a questo, sta anche decollando la riforma delle Autorità di bacino, anche questa in attuazione del collegato ambientale. Da 37 Autorità nazionali, di cui 30 interregionali, si passa a sette Autorità distrettuali: Po, Alpi Orientali, Appennino Settentrionale, Appennino Centrale, Appennino Meridionale, Sicilia e Sardegna.
«La riforma delle Autorità di Bacino – conclude il ministro Galletti - è una rivoluzione che consentirà una gestione più efficace sul territorio e una forte prevenzione dei rischi idraulici, così come è estremamente importante mettere a sistema con un osservatorio degli innovativi Contratti di fiume che stanno già nascendo in ogni parte d'Italia, unendo soggetti pubblici e impegno privato in nome della tutela dei territori e della risorsa idrica».

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