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Servizio idrico/1, aggregazioni avanti piano, Sud immobile. La relazione dell'Autorità Energia-Acqua

di Alessandro Arona

I termini perentori fissati dallo Sblocca Italia (Dl 12 settembre 2014, n. 133) per dare uno svolta alle gestioni unitarie d'ambito nel servizio idrico integrato non hanno prodotto la svolta sperata.

La prima scadenza erano il 31 dicembre 2014 per la individuazione degli enti di governo d'ambito. Sì, è vero, le Regioni più in ritardo - Campania, Molise, Calabria e Sicilia - dopo aver bucato il termine e subìto vari solleciti dal governo hanno approvato norme di costituzione di Egato (enti di governo dell'ambito), ma dopo due anni e mezzo gli enti sono in sostanza non ancora operativi, e comunque è ancora lontanissimo il successivo affidamento al gestore unico.

Qui lo Sblocca Italia, per gli ambiti che non avessero ancora affidato a un gestore unico il servizio idrico integrato, fissava il termine del 30 settembre 2015 (salvo i casi di gestioni inferiori all'ambito già affidate in base alla "legge Galli", che andranno a scadenza: l'affidamento unico si farà quando scade una gestione pari almeno al 25% della popolazione dell'Ato). Tra gli interessati si sono mossi con gli affidamenti gli Ato di Brescia, i tre di Savona, e Rieti, anche se l'unificazione reale dele gestioni si vedrà gradualmente. Resta invece il "buco nero" di gestioni frammentate e inadempienti in Valle d'Aosta, Campania, Molise, Calabria, e in Sicilia per gli Ato di Palermo, Messina, Ragusa, Trapani e Siracusa.

La mappa aggiornata delle gestioni del servizio idrico emerge nella Relazione semestrale dell'Autorità Energia, gas e acqua , depositata a gennaio al Parlamento in base all'articolo 172 comma 3-bis del Dlgs 152/2006 introdotto dallo Sblocca Italia (potete scaricarla dal nostro sito). Aggiornata al 28 dicembre 2016, fotografa da una parte passi avanti, seppure lentissimi, soprattutto al centro-nord. Ma dall'altra segnala gestioni frammentate e mancati affidamenti ai gestori unici, anche dove non scattava l'obbligo formale dello Sblocca Italia.

Le aggregazioni delle gestioni sono come noto presupposto base per poter effettuare investimenti di ammodarnamento delle reti, sia per l'efficienza gestionale e le economie di scala che possono portare, sia per l'impossbilità dei piccoli enti di finanziarsi sul mercato (si veda il servizio a pagina 4).

GLI ATO
Gli Ato sono delimitati in tutte le Regioni, ma l'Autorità segnala che alcuni ambiti hanno «dimensione molto ridotta», come i tre di Savona (due hanno 44mila e 90mila abitanti, e sulla legge regionale 2015 pende il giudizio della Consulta dopo il ricorso del governo), quello Marche Centro-Sud (120mila), quello veneto Valle del Chiampo (105mila).

E comunque molti Ato unici regionali (Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo) sono divisi in sub-ambiti di affidamento (di cui però la relazione non fornisce gli abitanti).

GLI ENTI D'AMBITO
La relazione conferma situazioni problematiche nelle seguenti regioni:

1) Campania. Ente idrico campano costituito con la legge 2 dicembre 2015, n. 15, ma «ad oggi tale ente non risulta operativo».

2) Molise. Istituito l'Ente regionale di governo d'ambito con la lege 285 del 15/6/2015, ma solo a fine 2016 si sono svolte le prime riunioni per avviarne l'operatività.

3) Calabria. Con delibera di giunta n. 183 del 12/6/2015 è stata istituita l'Autorità idrica della Calabria, ma in realtà serve una legge regionale, che è ancora in approvazione.

4) Sicilia. La legge 19 dell'11 agosto 2015 ha previsto un'Assemblea territoriale idrica in ciascuno dei 9 Ato della regione, ma solo a Palermo, Trapani, Catania e Agrigento ha mosso i primi passi. La legge regionale è stata peraltro impugnata dal governo.

Oltre a queste regioni, già diffidate dal governo nel 2015, l'Autorità (si veda a pagina 12-13) segnala ritardi nella costituzione degli enti d'ambito in Umbria, Lazio, Abruzzo, Basilicata.

LE GESTIONI
Rispetto alla scadenza dello Sblocca Italia (affidamento a un gestore unico per Ato entro il 30 settembre 2015, ove non vi siano gestioni "legittime" ex dlgs 152/2006 da portare a scadenza), i passi avanti ci sono al Centro-Nord. Gli Ato di Brescia, i tre di Savona e Lazio 3 Rieti, inadempienti a fine 2015, si sono messi in regola. E a ridosso della scadenza erano arrivati Como e Varese.

Le gestioni non sono ancora unitarie, ci vorrà tempo, ma oltre alla delibera di affidamento sono state costituite le società "uniche", dunque il percorso sembra tracciato. La linea scelta dai Comuni è quella dell'affidamento diretto a società in house di nuova costituzione (si veda a pagina 24 della relazione). Qualche problema c'è a Varese, dove l'affidamento diretto è stato dichiarato illegittimo dal Tar Lombardia, il 3 ottobre scorso. E a Brescia resta il ruolo ingombrante di A2A, gestore salvaguardato nel capoluogo mentre Acque Bresciane gestisce tutrto il resto: entro due anni è prevista la gestione unica, con gara di A.B. per la ricerca di un partner industriale (A2A in pole position).

L'Autorità segnala invece situazione di aperta inadempienza allo Sblocca Italia in Valle d'Aosta, Campania, Molise, Calabria e cinque Ato siciliani (Palermo, Messina, Ragusa, Trapani, Siracusa).

Anche negli Ato formalmente in regola, però, la relazione segnala puntualmente situazioni di ritardo: mancati affidamenti al gestore unico, ad esempio nell'Ato città metropolitana di Milano (dove ci sono Mm e Cap Holding) e a Mantova, negli Ato marchigiani di Pesaro e Macerata, in quelli piemontesi di Verbano-Novara, Biella-Vercelli, Cuneo, Asti, Alessandria. Poi a Catania, e in 6 su 8 in Veneto (si veda a pagina 26 della relazione). Inoltre, anche dove l'affidamento unitario è stato fatto, ci sono spesso gestioni ancora frammentate (ad esempio in Abruzzo, a Viterbo, in provincia di Roma, a Rieti, a Varese, Bergamo, Como e Brescia, a Cuneo, a Catania).

GESTIONI IN ECONOMIA
Il Blue book di Utilitatis segnala infatti che le gestioni in economia interessano ancora 2.098 Comuni, per una popolazione di 10,5 milioni di abitanti. Forte incidenza soprattutto al Sud, dove questo riguarda il 52% della popolazione.

INVESTIMENTI
Dal minimo di un miliardo di euro toccato nel 2012 la spesa effettiva per investimenti (finanziata da tariffa) è risalita a 1,33 miliardi nel 2015, dovrebbe toccare circa 1,5 miliardi a fine 2016 e salire (nei programmi di investimento approvati) fino a quasi due miliardi di euro nel 2018 (si veda in prima pagina).

«Tuttavia ancora non basta - sostiene Giovanni Valotti, presidente Utlitalia - le reti idriche italiane sono vetuste, il 60% ha oltre 30 anni e il 25% oltre 50 anni (il 40% nelle grandi città). Servirebbero 5 miliardi all'anno, 80 euro per abitante».



La relazione dell'Autorità Energia e Acqua

La mappa delle gestioni (Blue Book)

Ato e gestioni, mappe nel Blue Book

Servizio idrico, gli investimenti

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