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Ferrovie del Sud Est, dieci anni di sprechi e ruberie - Delrio: «Voltiamo pagina»

di Massimiliano Scagliarini (*) (nella foto accanto a Delrio)

(*) collaboratore di «Edilizia e Territorio» e autore del libro «Niente treni la domenica» (nella foto a fianco del ministro Delrio)

Un'azienda pubblica che gestisce la più importante rete ferroviaria concessa d'Italia ha accumulato quasi 350 milioni di debiti nonostante contributi regionali da 135 milioni l'anno. E a dispetto del miliardo di euro di investimenti dell'ultimo decennio, è costretta a far circolare ancora treni e carrozze degli anni Cinquanta, perché una parte dei convogli che ha comprato sono inutili o addirittura non funzionano. Benvenuti alle Ferrovie Sud-Est, società pugliese del ministero delle Infrastrutture che è arrivata a un passo dal crac: dopo il commissariamento, deciso a dicembre con la legge di Stabilità, potrebbe salvarsi passando al gruppo Fs. «Un caso paradigmatico», lo ha definito il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio che ha chiesto scusa «ai cittadini pugliesi per 20 anni di malagestione dell'azienda: ora è il momento di far venire fuori tutto, con trasparenza, e tempo altri 3 o 4 mesi per le Sud-Est si scriverà una pagina nuova».

Delrio ne ha parlato a Polignano a Mare, in provincia di Bari, alla presentazione del libro-inchiesta sulle Ferrovie Sud-Est ( «Niente treni la domenica» , edizioni Edisud, distribuito in edicola con la "Gazzetta del Mezzogiorno") scritto dai giornalisti Giovanni Longo e Massimiliano Scagliarini. Un libro che ripercorre la storia dell'azienda e ne racconta gli sprechi ma, soprattutto, tenta di ricostruire un "sistema" legato a doppio filo alla politica: quello messo in piedi da Luigi Fiorillo, avvocato, per 23 anni padre-padrone delle Sud-Est, riconfermato da 16 ministri di ogni colore fino a quando proprio Delrio, a fronte di notizie sempre più allarmanti sui conti della società, nel novembre scorso lo ha dimissionato nominando prima un nuovo cda e poi tre commissari.

Oggi, dopo una due diligence (i cui contenuti sono pubblici) e un'iniezione da 70 milioni del ministero (soldi, peraltro, non ancora materialmente erogati perché la società è assediata dai decreti ingiuntivi) si profila la cessione al gruppo Fs, interessato ai servizi su rotaia ma soprattutto a quelli su gomma (circa 10 milioni di km annui): «Non abbiamo preclusioni alla collaborazione con i privati – ha detto Delrio – ma la soluzione più rapida è appoggiarsi a Ferrovie dello Stato. Per il futuro, però, bisognerà parlare con la Regione che è l'interlocutore naturale per la gestione di società come le Sud-Est. Ci sono 1.300 dipendenti, più l'indotto con centinaia di fornitori, abbiamo temuto per la loro sorte ma non verrà perso nemmeno un posto di lavoro. Per colpa della cattiva gestione le Sud-Est hanno rischiato il fallimento, abbiamo mandato via i responsabili e ora avvieremo l'azione di responsabilità. Ci sono oltre 300 milioni di debiti fatti dagli "amici degli amici" sperperando denaro pubblico. La magistratura procederà. Ma se i soldi spesi in consulenze milionarie fossero stati impiegati per il trasporto, oggi avremmo servizi migliori e più posti di lavoro: proprio la storia delle Sud-Est ci dice quanto fosse necessario un nuovo Codice degli appalti».

Il libro parte proprio dalla figura di Fiorillo, che negli anni Novanta da giovane dirigente dei movimenti giovanili della Dc entra in contatto con i morotei e da lì comincia una carriera prima nelle Ferrovie dello Stato (di cui diventa dirigente: è in pensione dal 2014) e poi come manager pubblico. Oggi Fiorillo – già a processo per i treni d'oro comprati dalla Polonia - è sotto indagine con l'accusa di falso e peculato a seguito della relazione predisposta dai commissari ministeriali. E' emerso, tanto per fare un esempio, che Fiorillo negli ultimi 10 anni ha portato a casa 13,7 milioni a fronte di uno stipendio ufficiale come amministratore unico da 40mila euro lordi l'anno. Il trucco erano gli incarichi di assistente al Rup che gli venivano conferiti, ogni anno, dal dirigente degli investimenti da lui stesso nominato, Francesco Angiulli. Un giochino grazie a cui lo stesso Angiulli, licenziato a maggio, ha portato a casa (insieme allo stipendio) oltre 8 milioni di euro: la Corte dei Conti ha sequestrato ai due 4,5 milioni di compensi non dovuti riferiti al periodo 2011-2014. Tra i tanti documenti pubblicati nel libro, c'è una busta paga di Fiorillo del gennaio 2006: 1.554.377,27 euro, per un netto di 862.543,66 euro.

La storia che ha scoperchiato l'affaire Sud-Est, già nota a livello nazionale, è però quella dei treni d'oro. Si tratta di 25 convogli Atr-220 Pesa e di 27 carrozze di seconda mano, comprate in stato di rottame dalle ferrovie tedesche e ristrutturate in Croazia per il tramite di una società polacca: un'operazione complessiva da 100 milioni che, secondo le indagini della Finanza e della Procura di Bari, è costata alle casse pubbliche ben più del valore reale dei convogli. Oltre 900mila euro per ciascuna carrozza ristrutturata (sono state valutate circa 450mila euro l'una), peraltro oggi abbandonate sui binari e usate come tavolozza per i graffitari, più di 2 milioni di euro di provvigioni pagate con fondi europei per l'acquisto dei treni Pesa: operazioni che, secondo l'accusa, si sono svolte sull'asse Puglia-Emilia-Lombardia, anche se le indagini (il fascicolo è alla fase dell'udienza preliminare, ma molte accuse rischiano la prescrizione) non hanno accertato la reale destinazione dei fondi.

E poi ci sono, appunto, le consulenze milionarie che hanno scandalizzato il ministro Delrio. «Sembrava – ha detto – una grande mangiatoia. Ma lo Stato non è più un bancomat, nessuno si arricchirà più con i soldi pubblici».
Ma fino al 2015, in Sud-Est c'era davvero l'imbarazzo della scelta. Dal 2006 al 2015 sono stati spesi 83 milioni per l'esternalizzazione della contabilità, 116 per quella dei sistemi informativi, 73 per consulenze e spese legali a fronte degli appena 42 milioni spesi nello stesso periodo per la manutenzione di treni e bus. L'emblema degli sprechi sono i 5 milioni per la gestione dell'archivio: una archivista di Maglie, Rita Giannuzzi, ottiene nel 2005 una consulenza da 8.900 euro al mese (che poi diventeranno 9.500), suo marito Franco Cezza, un commercialista, altri 6.650 euro al mese (poi saliti 7.500) per l'archivio storico, il figlio della coppia, l'avvocato Gianluca Cezza, altri 9.000 al mese per i codici a barre. L'archivista Giannuzzi era anche, per coincidenza, l'agente generale della compagnia di assicurazioni che per un decennio ha fornito le polizze alle Sud-Est, a un costo – secondo i commissari – superiore del 30-40% al valore di mercato.

Il libro collega la storia di Fiorillo a quella di due importanti inchieste giudiziarie, quella sulle grandi opere di Firenze e quella su Gianpaolo Tarantini e le escort portate all'ex premier Berlusconi: dall'esame delle consulenze, infatti, emergono i compensi milionari per l'ex superdirigente ministeriale Ercole Incalza, ma anche l'incarico affidato a Fiorillo alla cognata di Tarantini.

Nell'elenco dei beneficiati della "mangiatoia" spiccano, però, i politici del territorio. Un parere legale commissionato a un ex presidente della Provincia di Bari era stato fatto con il copia e incolla da un manuale universitario. Grassetti compresi.

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