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Riforma Madia, per il Consiglio di Stato niente rinvio sui porti e iter da semplificare

di G. Tr.

La riforma che riduce da 25 a 15 le Autorità portuali non deve “cedere” alle richieste regionali di un rinvio fino a 36 mesi e di allargamento della rete, con la possibilità di inserire i porti di interesse regionale presso le Autorità di sistema.

La spinta a non ammorbidire l’architettura del decreto legislativo che attua il capitolo sui porti della riforma Madia arriva dal Consiglio di Stato, che con il parere 1142/2016 offre l’ormai consueto via libera con osservazioni.

Per i giudici amministrativi, la strategia che ispira il decreto è quella corretta, fondata com’è sui due pilastri della riorganizzazione (meno poteri locali e più coordinamento) e della semplificazione amministrativa. Superare la «dimensione monoscalo» delle Autorità attuali e far salire di livello la governance per aumentare il grado di coordinamento fra le aree logistiche del Paese è fondamentale sul piano strategico, in base a quella linea di analisi economica e non più solo giuridica che sta caratterizzando l’esame del Consiglio di Stato sui decreti di riforma della Pa (come sugli appalti). Proprio per questo, le richieste avanzate in conferenza Unificata dalle Regioni sono da respingere al mittente, perché rischiano di «vanificare il raggiungimento degli obiettivi della riforma e di creare un lungo regime transitorio in cui convivrebbero le vecchie e le nuove Autorità.

I rischi di «duplicazione delle strutture amministrative», però, sono già presenti nella riforma, nella parte in cui prevede l’istituzione degli «uffici territoriali» al posto delle Autorità soppresse. Da semplificare, secondo il Consiglio di Stato, è anche la procedura di nomina dei nuovi vertici, che nella versione licenziata dal governo rischia di perdersi in formalismi.

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