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Tpl, Sud anello debole: Spa di Lazio e Campania con perdite per 178 milioni (su 210 totali)

di Giuseppe Latour

Un plotone di partecipate, per l'esattezza 116, che costituisce la spina dorsale del nostro sistema di trasporto pubblico locale. E che non è sempre un esempio di inefficienza. Dicono questo i numeri di Asstra, l'associazione nazionale delle società di Tpl, elaborati dal suo direttore Emanuele Proia. Se, infatti, stando ai bilanci del 2014, nel settore sono state accumulate perdite per 210 milioni di euro, il grosso di questo disavanzo si è concentrato in due aree: il Lazio, con la romana Atac, e la Campania, con le napoletane Ctp ed Eav. Per il resto servono efficientamenti, a partire dai costi standard, ma non è necessaria una rivoluzione.

«Questa ricerca – spiega Proia – nasce dall'esigenza di fare chiarezza su un settore che viene sempre visto come generalmente in perdita ma che, invece, ha dei punti di forza». Secondo il Conto nazionale trasporti del ministero delle Infrastrutture, al momento in Italia ci sono 988 aziende di trasporto pubblico locale. Di queste, 116 sono le partecipate, il 12 per cento. A queste, ci sono da aggiungere altre 41 società che svolgono servizi collegati al Tpl, come Agenzie per la mobilità, società patrimoniali, holding. Questo porta il numero a quota 157.
Per misurare il peso di queste società nel trasporto pubblico locale, Asstra ha messo in fila alcuni dati. Sul totale del valore della produzione (12,4 miliardi di euro), le partecipate hanno un peso dell'84 per cento. Numero simile sul totale di addetti: sono 100mila su 120mila totali (l'83%). Mentre, guardando ai cinque miliardi di passeggeri trasportati ogni anno, le partecipate hanno un peso del 90 per cento. Insomma, queste società sono la spina dorsale del sistema italiano. Anche se, nel corso degli ultimi anni, si sono ridotte in numero, passando dalle 160 del 2010 alle 116 attuali: un calo del 27,5 per cento.

Guardando alla struttura, la maggioranza (88) ha una partecipazione pubblica totale. Le restanti 28 hanno uno schema di partecipazione mista, pubblica e privata. Guardando alle classi dimensionali, invece, il grosso dei fatturati si concentra in 15 grandi società che sfondano il muro dei 100 milioni di euro. Quanto alla tipologia di servizio, poi, 83 di queste società gestiscono solo servizi di autolinee, principalmente a livello urbano, mentre i servizi ferroviari sono in netta minoranza (11). Le società che svolgono servizi collaterali rispetto al Tpl, invece, sono soprattutto Agenzie per la mobilità (16) e società patrimoniali (11).
Infine, la situazione economia e finanziaria: Asstra mette in fila i bilanci di queste società. Quelle in utile sono 84, il 78,5% del totale, mentre quelle in perdita sono 23, il 21,5% del totale. Da sottolineare che il numero delle società in utile, nel corso degli ultimi anni, è andato costantemente crescendo. Nel 2009 erano soltanto il 54%, sono passate al 64% del 2012 per poi arrivare fino al 79% attuale.

Lo stato delle 23 aziende in perdita dice molto della mappa dei problemi italiani. Il totale delle perdite, stando ai bilanci 2014, era pari a 210 milioni di euro. Di questi, però, ben 142 sono relativi soltanto al Lazio. E altri 36 alla Campania. «I problemi del settore ci sono – dice ancora Proia, ma senza casi come quello di Atac a Roma o di Ctp ed Eav a Napoli il settore sarebbe sostanzialmente in equilibrio».
La soluzione, quindi, prosegue il direttore «passa da altri sforzi di efficientamento, ma anche da misure esterne, come l'applicazione di costi standard, che consentirebbe di erogare i fondi solo a chi li rispetta». O come il superamento dei problemi finanziari che oggi hanno molte aziende. «Nel settore c'è ancora un grande problema di ritardi dei pagamenti».

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