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Mazzoncini: «L'ipotesi Anas è suggestiva, verifiche in corso»

di Celestina Dominelli

Il progetto delle "nozze" tra Ferrovie e Anas è ormai sul tavolo dei ministeri interessati (Economia e Trasporti), ma quale sia la via da intraprendere è ancora da decidere. Non a caso, Renato Mazzoncini, numero uno delle Fs, si limita a confermare «che è un'ipotesi suggestiva e interessante», ma non aggiunge molto altro. «Si stanno facendo le verifiche, le sinergie sono piuttosto evidenti». E, quando gli si chiede di enuclearle, Mazzoncini, ingegnere elettrotecnico prim'ancora che capo-azienda, pesca tra studi universitari («basti ricordare che c'è un esame di costruzioni strade e ferrovie») e assetti aziendali («l'impostazione per Anas e Rfi è molto simile»).

Un tassello, quest'ultimo, su cui, a stretto giro, batte anche Gianni Vittorio Armani, presidente di Anas, interpellato dall'Adnkronos. «Ci sono tantissime analogie nel modello di funzionamento di Ferrovie e Anas. Lavorando insieme si può fare meglio». Insomma, la strada dell'aggregazione è avviata. E, se poi l'approdo finale sarà la creazione di «una società delle reti», Mazzoncini non si dice contrario a patto che la rete resti «dentro la holding» e rimarca che ogni ipotesi «sarebbe comunque neutra rispetto alla quotazione in Borsa: qualsiasi operazione la facciamo solo se consente al gruppo di mantenere livelli adeguati di redditività». Le possibili declinazioni sono svariate, quindi, ma i punti fermi, per ora, sono pochi. Quel che è certo, invece, è che le Fs del tandem Mazzoncini-Ghezzi puntano non tanto, e non solo, ad ampliare il perimetro, ma a cambiare volto trasformandosi in un'azienda integrata, pronta a occuparsi «di tutto quello che si muove», per dirla con le parole dello stesso numero uno. E da qui all'interesse, ribadito ancora ieri, per il trasporto pubblico locale (Tpl), Atac in primis, il passo è breve.

«Quello che ci interessa è il servizio del trasporto pubblico urbano di Roma, è il più grande mercato in Italia e sarebbe assurdo che a un gruppo come Fs non interessasse», spiega l'ad, non prima di aver auspicato che la competizione «fosse sempre e solo sul servizio» e non sulle aziende come invece più spesso accade. Ma guai a pensare che il faro sia solo sull'Atac. La presidente Gioia Ghezzi la mette giù efficacemente così: «L'eventuale partecipazione a una gara non è una mossa tattica, ma rientra in una logica strategica su cui già stiamo già muovendo». Prova ne è che, in attesa delle decisioni del futuro sindaco della capitale, Fs ha già messo nel mirino, per il tramite della controllata Busitalia Sita Nord, il servizio regionale di Tpl in Friuli Venezia Giulia e ha presentato la sua offerta per la gara voluta dalla Regione. «È un contratto - precisa Mazzoncini - che vale 1,8 miliardi di euro: mille autobus e 3 mila dipendenti. Non abbiamo insomma la fissa su Roma, ma ci occupiamo di tutto quello che si muove». In questa logica rientra anche il faro acceso oltreconfine sulla privatizzazione di Trainose (la Trenitalia greca) programmata dal governo Tsipras.

«Abbiamo deciso di andare a guardare - dice Mazzoncini -. In Grecia gli aeroporti sono stati presi dai tedeschi, il porto del Pireo dai cinesi, gli alberghi dai turchi, non capiamo per quale ragione non dovremmo provarci, visto che siamo confinanti e sappiamo fare bene questo mestiere». E, i numeri dell'azienda greca (130 milioni di euro di fatturato), sembrerebbero alla portata di Fs. Prima, però, la società è attesa da un altro banco di prova, quello del piano industriale. «Lo presenteremo entro l'estate - chiarisce l'ad -. Serve un po' di tempo perché è un piano di forte discontinuità rispetto al passato e servono approfondimenti su alcuni terreni non abituali come l'estero e l'estensione dei servizi di mobilità».

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