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Energia, rinnovando gli impianti eolici 8 gigawatt in più e 2,1 miliardi all'anno

di G. La.

Avviare un grande programma di rinnovo del parco eolico italiano. È questa, in sostanza, la proposta emersa dallo studio presentato ieri da Althesys ieri a Roma. Per il futuro la strada maestra da battere non è la realizzazione di nuovi impianti, ma l'aggiornamento delle tecnologie di quelli esistenti. In questo modo, al 2030 il nostro paese potrebbe disporre di 7,9 gigawatt di potenza eolica in più, con un impatto positivo stimabile in 2,1 miliardi di euro all'anno.
L'analisi del team di ricerca guidato da Alessandro Marangoni, ceo di Althesys, si è concentrata sulla possibilità di attivare un programma di rimodernamento delle wind farm presenti nel nostro paese. Ad oggi in Italia circa 2mila megawatt (2 gigawatt) di capacità eolica installata hanno superato i dieci anni di vita: per la precisione, 363 megawatt hanno più di 15 anni e 1.639 megawatt più di dieci. Si tratta di impianti di solito posizionati in aree a particolare vocazione eolica, ma con tecnologie ormai obsolete che non permettono di valorizzare adeguatamente le risorse disponibili.
Per questo, secondo Althesys, è arrivato il momento di avviare un programma di ottimizzazione dei siti produttivi già operativi e integrati nel territorio. La ricerca ipotizza al 2030, intervenendo su queste strutture, la possibilità di ottenere 7,9 gigawatt di potenza eolica in più. Complessivamente, l'impatto positivo sarebbe di 2,1 miliardi di euro all'anno. Circa 270 milioni potrebbero arrivare dai sistemi di incentivazione. Ma i vantaggi più consistenti deriverebbero dalla riduzione del prezzo dell'elettricità in Borsa, il cosiddetto "Pun", che potrebbe scendere fino a 1,3 miliardi di euro all'anno, grazie a un maggior ricorso all'eolico nel mix energetico. Senza contare i benefici per l'indotto, stimabili in circa 450 milioni all'anno. E il possibile impatto occupazionale: lo studio stima la creazione di 7.340 nuovi posti di lavoro.
«Le norme approvate fino ad oggi - rileva Alessandro Marangoni, ceo di Althesys - si sono dimostrate incapaci di cogliere l'enorme potenzialità di un "revamping" degli impianti già esistenti, che potrebbero essere più produttivi riducendo al contempo gli impatti. Il vantaggio è duplice: per le imprese l'aumento della produzione, visti i tagli sugli incentivi e i problemi autorizzativi, è oggi l'unica opportunità rimasta al settore. Per il paese, invece, il rinnovamento eolico significa disporre di nuova energia rinnovabile, ma a minor costo e impatto ridotto, perché più efficiente e che occupa meno suolo, con ricadute sull'economia e sull'occupazione». Decidere di non rinnovare il parco eolico, per Althesys, avrebbe invece una serie di conseguenze negative, prima tra tutte la perdita di produzione degli impianti, che vanno verso il fine vita. Secondo l'analisi, infatti, il mantenimento della situazione attuale porterebbe al progressivo smantellamento degli impianti, con una potenza stimabile in 3,2 gigawatt al 2032.
Una postilla viene dedicata al Dm del 6 luglio 2012, dedicato dal ministero dello Sviluppo economico all'incentivazione delle rinnovabili elettriche. Per Althesys, con una serie di accorgimenti, sarebbe possibile superare il sostanziale inutilizzo dello strumento. «Tra queste – conclude la ricerca - il superamento del vincolo degli spalma-incentivi, la possibilità di maxi ammortamento per gli investimenti previsti e la semplificazione delle procedure autorizzative».

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