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Addio alla gestione solo pubblica: il Ddl sull'acqua riparte da bollette, morosità e contatori

di G.La.

Bollette più trasparenti: dovranno includere anche gli investimenti effettuati nell'ultimo anno da parte del gestore. Maggiore solidarietà tra gli utenti: la tariffa dovrà sostenere la morosità incolpevole, garantendo un livello minimo di acqua gratuita a tutti. Ed esordio dei contatori elettronici, simili a quelli usati per l'energia.

Passata la bufera dei giorni scorsi, il Ddl sulla gestione pubblica delle acque ha chiuso il suo percorso in commissione Ambiente e si prepara ad approdare in aula a Montecitorio. Con il trascorrere delle settimane, sono saltati alcuni pezzi del testo giudicati incompatibili con le regole esistenti, inserite nello Sblocca Italia (Dl n. 133/2014) e nel Codice Ambiente (Dlgs n. 152/2006): due articoli del provvedimento prevedevano che la gestione del servizio idrico diventasse appannaggio esclusivo di enti pubblici. Di quella previsione non è rimasto nulla, a parte l'indicazione di affidare in via prioritaria i servizi idrici a società interamente pubbliche.

Il cuore della polemica tra il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle è l'articolo 6 del testo. Qui si stabiliva che le reti (acquedotti, fognature, impianti di depurazione) sono di proprietà inalienabile degli enti locali e sono «assoggettate al regime proprio del demanio pubblico». Quanto alla gestione del servizio idrico, si diceva che questa può «essere affidata esclusivamente a enti di diritto pubblico». Ma non solo: questi enti di diritto pubblico non sono soggetti al patto di stabilità e a limitazioni di carattere contrattuale od occupazionale.

Ancora: «Tutte le forme di gestione del servizio idrico affidate in concessione a terzi in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, se non decadute per contratto, decadono alla medesima data». Con l'articolo 7, per dare attuazione a questo processo di trasformazione degli assetti societari, «è istituito presso il ministero dell'Ambiente il Fondo nazionale per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato», tramite anticipazioni della Cassa depositi e prestiti. Entrambi questi articoli sono stati interamente abrogati.

Su questa scelta fa luce l'Autorità garante per l'energia, che nella sua audizione di dicembre scorso aveva spiegato come il Ddl Daga non risulti «coordinato con le più recenti riforme in ordine all'organizzazione e gestione dei servizi idrici». In particolare, l'articolo 7 del decreto Sblocca Italia (Dl n. 133/2014) ha ridefinito la disciplina per l'attivazione della gestione unica a livello di ambito territoriale ottimale, prevedendo, tra l'altro, l'obbligatorietà della partecipazione degli enti locali all'ente di governo dell'ambito, «nonché l'obbligo per gli enti di governo di adottare il piano d'ambito e di procedere, nel rispetto del principio di unicità della gestione, alla scelta della forma di gestione fra quelle previste dall'ordinamento europeo e al conseguente affidamento del servizio entro il 30 settembre 2015». Tutte scelte in contraddizione con il contenuto dei passaggi cancellati.

Depurato da questi passaggi, adesso il Ddl «detta i principi con cui deve essere utilizzato, gestito e governato il patrimonio idrico nazionale». E, in particolare, fissa il principio generale in base al quale l'acqua «è un bene naturale e un diritto umano universale». Anche se non rinuncia a dare priorità alle società interamente pubbliche stabilendo, in riferimento alle gestioni, con una modifica al Codice ambiente che «in via prioritaria è disposto l'affidamento diretto in favore di società interamente pubbliche, in possesso dei requisiti prescritti dall'ordinamento europeo per la gestione in house, comunque partecipate da tutti gli enti locali ricadenti nell'ambito territoriale ottimale».

L'altro pezzo importante del testo rimasto in vita riguarda la morosità incolpevole. L'erogazione di un livello minimo di acqua, quantificato in cinquanta litri giornalieri, diventa un «diritto fondamentale di ciascun individuo». Sarà l'Autorità per l'energia ad assicurare che «la tariffa garantisca un adeguato recupero dei costi del servizio per mezzo dell'applicazione del criterio di progressività e dell'incentivazione al risparmio della risorsa idrica, a partire dal consumo eccedente il quantitativo minimo vitale giornaliero, nella determinazione del corrispettivo del medesimo». In altre parole, la tariffa dovrà coprire anche la morosità incolpevole.

Tra le novità ulteriori, l'Autorità deve individuare «misure per favorire la diffusione della telelettura in modalità condivisa da effettuare attraverso la rete elettrica, mediante l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili». Inoltre, deve migliorare la trasparenza delle bollette, comunicando «a ciascun utente, nella prima bolletta utile, i dati relativi all'anno precedente risultanti dal bilancio consuntivo dei gestori stessi concernenti gli investimenti realizzati sulle reti nei settori dell'acquedotto, della fognatura e della depurazione unitamente alle relative spese, nonché i dati relativi al livello di copertura dei citati settori». Insomma, ogni cittadino dovrà sapere come effettivamente viene speso il suo denaro.

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