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Tecnologia, FerrovieNord sperimenta l'accumulo di energia dalla frenata dei treni

di Massimiliano Carbonaro

La stazione ferroviaria di Ferno a pochi chilometri da Milano nasconde un piccolo segreto: le luci – sempre accese visto che è una struttura sotterranea – sono da pochi giorni alimentate con un impianto sperimentale che recupera l'energia cinetica di frenata dei treni, trasformata in energia elettrica. Si tratta di un primo esempio virtuoso realizzato grazie alla collaborazione di FerrovieNord e il Politecnico di Milano che potrebbe se funziona diventare un esempio per il resto d'Italia, ma soprattutto trovare una realizzazione importante nella strategica stazione di Bovisa sempre a Milano.

Ha una genesi nel lontano 2012 la sperimentazione realizzata da FerrovieNord, società di gestione di 300 km di rete ferroviaria in Lombardia, controllata al 100% da FNM (Spa quotata alla Borsa di Milano con socio principale al 57,5% la Regione Lombardia, che gestisce più di 300 km di rete e 120 stazioni dislocate in tutta la Lombardia e su cui transitano circa 800 treni al giorno). E mette insieme una serie di elementi che per altro sono presenti nell'infrastruttura ferroviaria italiana.

Intanto i treni, perché quelli di nuova generazioni sono dotati di un meccanismo per cui durante la fase di frenata si recupera energia cinetica. Invece di usare freni meccanici che si consumerebbero velocemente date le alte velocità producendo anche materiale inquinante, questi nuovi mezzi essendo dotati di elettronica di potenza grazie a cui riescono a rallentare possono produrre energia elettrica. Questa energia normalmente viene dissipata in calore (e viene dispersa nell'ambiente) quando arriva nelle sottostazioni in prossimità delle stazioni ferroviarie. Il sistema progettato da FerrovieNord e il Politecnico invece riesce a recuperare attraverso dei supercondensatori tutta l'energia prodotta dalla frenata del treno e ad accumularla in brevissimo tempo per poi rilasciarla così da alimentare l'impianto di Ferno.

Questa tecnologia inoltre in principio aveva bisogno di un costante controllo umano con personale presente sul posto, invece adesso sono stati realizzati dei software dedicati che garantiscono il controllo del processo che attualmente è in fase appunto di collaudo. Lo sviluppo di questo progetto ha richiesto un investimento per il momento di 100mila euro, ma le potenzialità vengono considerate enormi da FerrovieNord e in realtà è un sistema che potrebbe essere implementato in moltissime stazioni non solo lombarde e non solo da questo operatore.

«Per il settore ferroviario – spiega il direttore generale di FerrovieNord, Marco Barra Caracciolo – si tratta di un'assoluta novità e non solo per l'Italia. Il concetto è che i sistemi di recupero di energia tradizionali la restituiscono all'Enel, noi invece la utilizziamo direttamente sul posto. Adesso dobbiamo ragionare sull'implementazione e sul costo che questo comporta. Dobbiamo vedere effettivamente quanta energia può essere recuperata e quanto costano dei supercondensatori più grandi e capaci».

Prima dell'estate l'intero sistema verrà presentato alla comunità internazionale anche perché a questo punto FerrovieNord conta di concludere a marzo la fase di collaudo tecnico dei nuovi quadri automatizzati che hanno un telecomando gestito dalla centrale operativa di Saronno. Poi dal mese di aprile il sistema verrà monitorato per 3-4 mesi nella sua attività continua in modo da verificarne il funzionamento a tutte le ore della giornata e soprattutto nel variare del flusso delle corse e quindi dell'energia accumulata e rilasciata. L'obiettivo è riuscire a massimizzare i rendimenti. Solo dopo si potrà ragionare sul trasferimento di questo tipo di processi su altre stazioni e in particolare su quella di Bovisa che per il traffico milanese è uno dei nodi centrali ma ha anche gli spazi giusti dove poter collocare un impianto di questa natura (non particolarmente invasivo comunque).

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