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Terre da scavo, dal Consiglio di Stato giro di vite sull'amianto

di Giuseppe Latour

Il decreto sulle terre e rocce da scavo è appeso a un filo. Le nuove regole che puntano a ristrutturare completamente la delicatissima materia del riutilizzo del materiale ricavato dalle lavorazioni in cantiere potrebbero infrangersi sulla definizione di amianto: il limite di sostanze tollerato per le operazioni di recupero delle terre viene abbassato di molto, un decimo rispetto a quello in vigore. Ma questa modifica, dopo essere stata oggetto dell'opposizione della Liguria, preoccupata di avere seri problemi con il Terzo Valico, è stata oggetto di un durissimo parere del Consiglio di Stato che, di fatto, costringerà il Governo a tornare bruscamente sui suoi passi.

Il passaggio finito sotto la lente riguarda la definizione di terre da scavo, contenuta all'articolo 2 della bozza di decreto. Qui, in sostanza, si definisce quello che può essere considerato sottoprodotto e non rifiuto e che, quindi, rispettando le procedure del nuovo Dpr, potrà essere riutilizzato all'interno del cantiere. Il nuovo testo pone un paletto molto pesante: «Le terre e rocce da scavo possono contenere amianto nel limite massimo di 100 mg/kg, corrispondente al limite di rilevabilità analitico». Questo valore soglia non dice molto a chi non è un tecnico. Ma, per capire quale potrebbe essere il suo impatto, basta guardare alle regole attuali. In base al Testo unico ambiente (Dlgs n. 152/2006), infatti, al momento esiste un limite di utilizzo pari a 1000 mg/kg: vuol dire, tradotto in pratica, che in un chilo di terreno non deve esserci più di un grammo di amianto. Sotto questa soglia non c'è pericolo per la salute. Il nuovo decreto, a conti fatti, alza l'asticella di dieci volte.

Concretamente, La modifica di queste soglie è destinata a impattare soprattutto su alcune aree nelle quali la presenza di amianto nella terra è naturalmente parecchio elevata. Solo per fare due esempi, ci sono casi simili in Piemonte e anche in Liguria. Con le nuove regole il riutilizzo delle terre in un cantiere come quello del Terzo Valico diventerebbe molto problematico. Ma, pensando al Piemonte, difficoltà potrebbero esserci anche per la Torino-Lione. Non è un caso, allora, che contro il provvedimento si sia levata la voce del governatore ligure Giovanni Toti: «Giova una considerazione in merito a quanto affermato dalla relazione tecnico-finanziaria della Ragioneria dello Stato, laddove si sostiene che dall'attuazione del provvedimento non derivano nuovi o maggiori oneri a carico delle finanza pubblica». Per la Liguria questo non vale, perché le nuove regole sono in grado di generare extracosti esorbitanti. Per il Terzo Valico l'ipotesi è di 300 milioni di euro in più per il trattamento dei rifiuti pericolosi.

Lo stesso Consiglio di Stato, allora, è piuttosto dubbioso sulla novità. Tanto che, per realizzare il suo parere (n. 390/2016), ha chiesto chiarimenti al Governo. In risposta ha ottenuto la spiegazione che «il succitato valore è stato indicato dall'Istituto superiore di sanità in uno specifico parere trasmesso dal ministero della salute e si basa sull'esperienza operativa di alcune Arpa». A supporto di queste spiegazioni, però, non sono state portate prove documentali, quindi «la scelta di superare il divieto della presenza di amianto non risulta adeguatamente motivata nella relazione ministeriale». Il Consiglio di Stato, allora, prima di licenziare la versione definitiva del provvedimento, chiede di cancellare dal testo il nuovo limite relativo all'amianto.

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