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Servizio idrico/2. «Niente più finanziamenti a chi non attua la Galli o non sa spendere i fondi»

di Alessandro Arona


Niente più finanziamenti pubblici alle Regioni e ai Comuni che non li sanno spendere o che non attuano le norme sul servizio idrico integrato (costituzione degli enti d'ambito e affidamento del servizio a un gestore unico). L'annuncio - una svolta se fosse davvero attuato - è arrivato il 19 febbraio da Mauro Grassi, capo della struttura di missione di Palazzo Chigi sulle risorse idriche, Maria Ludovica Agrò, direttore dell'Agenzia per la coesione, e Laura Cavallo, capo della segreteria tecnica del sottosegretario alla presidenza Carlo De Vincenti. «Finora abbiamo aiutato i peggiori – ha detto Grassi - in termini di capacità di spesa e di attuazione della legge Galli. Forse abbiamo sbagliato».

In termini più formali, lo stesso Grassi parla di «un forte legame tra programmazione e regolazione». In sostanza, nella programmazione dei fondi coesione 2014-2020, nei Patti per il Sud che la presidenza del Consiglio sta negoziando con Regioni e Città metropolitane, ci saranno impegni e scadenze legate ai finanziamenti sulle risorse idriche: «Vogliamo spingere Regioni e Comuni – spiegano Grassi e Cavallo – a riorganizzare il servizio idrico, come previsto dal decreto Sblocca Italia. I fondi saranno assegnati solo se adempiono a questi impegni».

Il rapporto di Italiasicura fa il punto sulle inadempienze di Regioni e Comuni nell'attuazione del Servizio idrico integrato (Sii). L'affidamento della gestione a un unico gestore per ambito (fatte saleve le gestioni ex legge Galli ancora valide) avrebbe dovuto essere fatto, in tutta Italia, entro il 30 settembre scorso, in base al decreto Sblocca Italia (articolo 7 comma 1 lettera i). Ma ad oggi, segnala il rapporto di Italiasicura, il servizio non è stato affidato in 18 Ato (Ambiti territoriali ottimali) su 92 totali. Tre sono in Campania (su 4 previsti i regione nell'assetto presistente), quattro su cinque in Calabria, 6 su 9 in Sicilia: e si tratta di tre Regioni inadempiendi anche nell'attuazione degli Egato (Enti d governo dell'ambito). Poi ci sono 5 ambiti non affidati in Regioni dove invece gli enti di governo ci sono: Ato 3 Lazio (Rieti), Ato Savona, Ato Brescia-Como, Ato unico Molise, Ato interregionale Lemene (Friuli/Veneto).

Il ritardo del Sud negli investimenti riguarda anche la parte coperta da tariffa. Secondo i dati dell'Autorità energia-acqua, su 2.691 milioni di euro di investimenti programmati nel biennio 2014-2015 solo 333 mln riguardavano il Sud e le isole. E mentre al Centro-Nord gli investimenti coperti da tariffa sono in crescita, da 796 milioni nel 2012 a 1.297 nel 2015, al Sud sono quasi fermi, da 165 milioni nel 2012 a 193 nel 2015. E anche questo è frutto delle inadempienze di Regioni e Comuni nell'attuazione del servizio idrico integrato, e infatti le tariffe approvate dall'Autorità coprono solo il 43% della popolazione al Sud e il 39% sulle isole (il ritardo è tutto in Sicilia). Il che significa che il resto della popolazione è servito da gestioni frammentate e inefficienti, con pochi investimenti e tariffe congelate o ridotte del 10%.
«Il contributo pubblico – ha detto il 19 febbraio ieri il presidente dell'Autorità Guido Bortoni – è uno strumento complementare alle tariffe, per finanziare gli investimenti; quello principale deve essere la tariffa». «I sistemi tariffari deliberati dall'Autorità – ha spiegato – valorizzano nella Rab la quota di investimenti pagata da contributi pubblici», in sostanza calcolando una tariffa più bassa, visto che questa quota di spesa non deve essere coperta dal gestore.

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