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Servizio idrico/3. Campania, Calabria, Sicilia, Molise: nelle regioni del Sud avanti piano verso l'attuazione della Galli

di Brunella Giugliano

Sono le Regioni più indietro nel processo di riordino del servizio idrico integrato: Campania, Sicilia e Calabria hanno legiferato in materia solo pochi mesi fa per adeguarsi alle previsioni dello Sblocca Italia e scongiurare il commissariamento governativo. Ma ad oggi sono stati individuati solo i confini degli Ambiti territoriali, mentre degli Enti di governo (Egato) non c'è neanche l'ombra.

Il processo per la loro costituzione procede a rilento ed è pieno di insidie.
Per rendere operativo il nuovo organismo, infatti, bisognerà in primis varare lo Statuto di costituzione. Poi ci sarà un altro passaggio intermedio fondamentale, che richiederà alcuni mesi e non poche difficoltà. I Comuni, infatti, dovranno partecipare obbligatoriamente ai nuovi organismi non oltre sessanta giorni dalla delibera di costituzione. In caso contrario, il Presidente della Regione dovrà esercitare i poteri sostitutivi. Una volta completato il processo di adesione sarà possibile, infine, eleggere i consigli direttivi, deputati alla scelta del Presidente e del Direttore generale.

Ancora più lontana nel tempo, invece, l'individuazione del soggetto gestore (lo Sblocca Italia imponeva come scadenza il 30 settembre 2015 !). Per arrivare a questo appuntamento, infatti, sarà necessario che l'Ente di Governo elabori il Piano d'Ambito, propedeutico all'individuazione della modalità di gestione da scegliere tra le tre formule previste dalla Legge Galli (n. 36/1994) e confermate dal Dlgs Madia sulle società pubbliche (approvato in prima lettura), e cioè: l'affidamento ai privati tramite gara; la costituzione di una società mista con gara per il socio privato; l'affidamento diretto in house.

Nel frattempo, secondo il documento "Sviluppo delle infrastrutture idriche" presentato ieri (18 febbraio) dalla Struttura di missione contro Italiasicura della Presidenza del Consiglio (si veda alle pagine 7-10), le tre Regioni sono quelle in cui si registra il più alto livello di frammentazione del sistema di gestione, tenendo in riferimento le preesistenti delimitazioni degli Ambiti (prima quindi dell'emanazione delle rispettive Leggi di riordino).
In Campania solo un Ato (Sarnese -Vesuviano) su quattro è stato affidato ad un gestore unico. In Calabria uno su cinque (Crotone), mentre in Sicilia tre su nove (Enna, Caltanissetta e Agrigento).

Tornando, quindi, agli Enti di Governo, la Campania, l'ultima Regione in Italia a legiferare sul riordino del servizio idrico integrato (il 16 novembre scorso), conta di concludere il processo costitutivo nei prossimi tre mesi. Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Regione con delega all'Ambiente, traccia quali saranno le prossime tappe: «Stiamo per approvare in Giunta – spiega - lo statuto dell'Eic, l'Ente Idrico Campano. Dopo la pubblicazione degli atti sul Burc, i comuni avranno 15 giorni di tempo per l'adesione. In caso contrario scatteranno i poteri commissariali. In ulteriori 30 giorni contiamo di procedere all'elezione dei Consigli di distretto e del Comitato Esecutivo, deputato alla scelta del Presidente, del Direttore generale e della successiva gestione. Contiamo di concludere l'intero iter in tre mesi».

In Sicilia, invece, è in atto un vero e proprio paradosso. La legge di riornino del 22 agosto scorso (19/2015 "Disciplina in materia di risorse idriche"), è stata impugnata dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 20 ottobre poiché contrasterebbe con le Leggi statali in materia di tutela della concorrenza e dell'ambiente, soprattutto per quanto riguarda la gestione del servizio idrico, considerata eccessivamente frammentata e troppo sbilanciata a favore dell'affidamento pubblico. Nell'attesa, però, che la Corte Costituzionale si esprima (tempi stimati in non meno di un anno), il testo è in vigore. «L'articolo 3– spiegano dalla Regione- relativo all'assetto organizzativo del nuovo Ente, non rientra tra quelli impugnati. Per questo motivo abbiamo proceduto, tramite Decreto, a disegnare i confini dei nove Ambiti territoriali idrici previsti dalla norma ed ora stiamo predisponendo il relativo Statuto».

Situazione anomala anche in Calabria. Qui, con delibera di Giunta Regionale 183 del giugno 2015 è stata individuata l'Autorità Idrica della Calabria (Aic) quale Ente di governo che opererà sull'intero territorio regionale. Ma il Consiglio regionale non ha ancora approvato una Legge di riordino. La stessa delibera di Giunta ha stabilito che, nelle more dell'entrata in vigore di una specifica legge di settore, le funzioni di Ente di governo d'Ambito restano in capo alla Regione e sono esercitate dal Dirigente generale del Dipartimento dei lavori pubblici e infrastrutture, con il compito di predisposizione tutti gli adempimenti necessari all'individuazione del soggetto gestore. Così, con Decreto dirigenziale del 31 dicembre scorso, è stato fissato un cronoprogramma dei futuri passi, sempre che nel frattempo la Legge superi l'esame del Consiglio. Nel documento si prevede che il nuovo gestore potrà avere operatività a partire da gennaio 2018.

Altra Regione in ritardo, anche se non citata dal Dossier della Struttura di missione, è il Molise. Qui il 15 giugno scorso è stato istituito l'Egam, l'Ente di Governo d'Ambito del Molise, che opererà su tutto il territorio regionale. Ad oggi, però, 29 dei 136 comuni molisani non hanno ancora aderito al nuovo organismo. «Dopo diversi solleciti – commentano dall'Amministrazione regionale- stiamo predisponendo gli atti per procedere al commissariamento».

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