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Otto nuovi inceneritori, il 4 febbraio scontro finale governo-Regioni

di Massimo Frontera

Il nodo termovalorizzatori arriva al pettine. Giovedì 4 febbraio lo schema di Dpcm predisposto dal ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, tornerà, per la terza e - a quanto pare - ultima volta, all'esame della conferenza Stato-Regioni, per il parere.

Lo ha confermato lo stesso titolare dell'Ambiente, intervenuto lo scorso venerdì al convegno promosso da Utilitalia per la presentazione del rapporto sulla Top cento delle aziende di servizi nazionali, pubbliche e private.
Nell'ultima versione del testo sono previsti otto nuovi impianti in sette regioni, oltre al potenziamento di un impianto esistente in Puglia.

Nell'ultima riunione della Stato-regioni, il 20 gennaio, le Regioni hanno votato a maggioranza (15 contro cinque) un parere positivo al Dpcm che attua l'articolo 35 dello Sblocca Italia (che attribuisce rilievo strategico nazionale agli impianti di smaltimento da realizzare). Il parere positivo era tuttavia condizionato all'accoglimento di alcuni emendamenti. La votazione del parere non è stata formalizzata, rinviando alla conferenza del 29 gennaio la chiusura della questione termovalorizzatori. Intanto, dal governo è arrivata l'apertura su alcune richieste delle regioni (tavoli di discussione e concertazione con le regioni). Netto rifiuto, invece, alla richiesta delle regioni di considerare "ricognitiva" l'individuazione dei nuovi impianti da realizzare. Accogliendo anche questa seconda richiesta si sarebbe di fatto neutralizzato il decreto.

Galletti: mi preoccupano le procedure di infrazione, gli impianti servono
«Sulla raccolta differenziata si deve fare di più, ma le regole che ci sono vanno bene - ha detto Galletti - perché ci sono comuni che applicando le regole che ci sono hanno raggiunto quote di raccolte differenziata che arriva all'80 per cento. Quindi non è un problema di regole. Ci sono invece comuni che fanno più fatica ad applicare nuove regole perchè ci sono comuni che, per citare quello che sta all'ultimo posto, arriva al 3-4 per cento di raccolta differenziata».
La realizzazione di nuovi impianti attiene invece alla programmazione di una corretta gestione dei rifiuti. «Per decenni siamo andati avanti senza una programmazione. L'articolo 35 dello sblocca Italia per la prima volta introduce una rete nazionale di termovalorizzatori e impianti di smaltimento». «Questi impianti servono anche per evitare procedure di infrazione che abbiamo alla porta: abbiamo obiettivi imposti dalla Ue molto ambiziosi». «L'articolo 35 non è contro le regioni ma è a favore delle regioni e noi lo stiamo applicando. Il 4 di febbraio andrà in conferenza stato regioni (il decreto attuativo, ndr) e io mi auguro che sia quella definitiva».
L'articolo 35 dello Sblocca Italia parte dal fabbisogno nazionale di smaltimento dei rifiuti, censisce gli impianti esistenti, fa una proiezione dei parametri europei a scadenza (il 65% di differenziata e il -10% di produzione dei rifiuti) e individua quindi il fabbisogno residuo, che viene gestito attraverso tutti gli impianti esistenti e quel che resta in nuovi impianti».
«Io non ho nessuna affezione verso le aziende che producono termovalorizzatori né verso gli impianti, odio le discariche e non posso permettere che un Paese civile come l'Italia mandi ancora il 40% dei rifiuti in discarica: l'articolo 35 dello Sblocca Italia fa venire meno quella che io reputo una vergogna per il nostro Paese». Per il ministro si tratta di «un lavoro onesto e preciso e forse troppo ottimistico, perché diamo per scontato il raggiungimento del 65% anche da parte di Regioni che sono al 12% come la Sicilia, che io credo possa avvenire».

Otto nuovi impianti in sette regioni
Secondo le indiscrezioni sul testo che andato all'esame della conferenza, la lista conta otto impianti da realizzare in sette regioni: Umbria (capacità di 130mila tonnellate/anno); Marche (190mila tonnellate/anno); Lazio (210mila tonnellate/anno); Campania (300mila tonnellate/anno); Abruzzo (120mila tonnellate/anno); Sardegna (101mila tonnellate/anno); Sicilia (due impianti per 690mila tonnellate/anno). Confermata in Puglia la scelta di potenziare gli impianti esistenti.

Delrio: il Piano porti sarà sottoposto alle Regioni
Un altro fronte caldo del confronto tra governo e Regioni è quello del piano della portualità e logistica. Dopo che la Consulta (con la sentenza n.261/2015 depositata l'11 dicembre scorso) ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 29 sui porti dello Sblocca Italia (perché non prevedeva l'intesa formale con le regioni) il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha annunciato che il piano tornerà in conferenza Regioni.
«Faremo quindi - ha detto lo scorso 27 gennaio in Parlamento rispondendo in un question time - con le opere dello Sblocca Italia, ciò che stiamo facendo per il Piano strategico nazionale della logistica e della Portualità, che era stato sottoposto solo informalmente alla Conferenza delle Regioni e che ha avuto lo stesso pronunciamento della Corte, e per il quale ora abbiamo riavviato l'iter per acquisire una intesa formale.»
«Nessuna volontà lesiva, quindi, verso le Regioni - ha concluso Delrio -. La Corte ci induce a un'attenzione sempre maggiore e così faremo in una leale collaborazione tra le diverse componenti della Repubblica».

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