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Acqua/2. Da gennaio le prime «diffide integrate»: nel mirino anche Lazio e Lombardia

di Giuseppe Latour

L'affondo del Governo per la ristrutturazione dei servizi idrici in Italia prenderà la forma di una serie di diffide "integrate". È questo il progetto al quale sta lavorando il ministero dell'Ambiente in queste settimane: fare il punto di tutti gli inadempimenti delle Regioni, sia sul fronte della governance che su quello della depurazione. E, una volta completate queste verifiche, presentare a tutti i governatori in ritardo un prospetto delle azioni da intraprendere, con relative scadenze. Procedendo, in caso di inerzia, ai commissariamenti. Le prime diffide, secondo i piani, partiranno all'inizio del 2016.

Nel mirino degli uffici di Gian Luca Galletti ci sono otto Regioni: Lombardia, Lazio, Sicilia, Sardegna, Campania, Abruzzo, Calabria e Basilicata. Tutte quante, per motivi diversi, non hanno rispettato le scadenze fissate dallo Sblocca Italia: entro il 30 settembre scorso avrebbero dovuto affidare a un gestore unico il servizio idrico nei loro ambiti territoriali ottimali, sulla base di nuovi piani di ambito.

Gli aggiornamenti del dicastero vanno avanti in maniera continua. Le Regioni inviano poco per volta le informazioni sullo stato di avanzamento delle loro procedure. L'ultima in ordine di tempo è stata la Lombardia.

Anche qui, come già in altri sette casi nei giorni scorsi, sono allora emersi dei punti critici. Anzitutto, c'è un dubbio generale del ministero sull'assetto scelto dalla Regione: gli ambiti territoriali delimitati sono tredici, troppi per garantire uno sviluppo armonico del sistema e per puntare all'unificazione, che sarebbe l'obiettivo finale del Governo. Comunque, in base allo Sblocca Italia non è possibile sindacare il merito delle scelte delle amministrazioni. E' possibile, invece, occuparsi del mancato affidamento del servizio a un gestore unico per ogni ATO, come richiesto dalla legge. Al momento, gli affidamenti non sono ancora stati completati in tre casi: Como, Mantova e Brescia. Oltre a questo, in alcune aree c'è il problema del mancato trasferimento delle infrastrutture attualmente nella disponibilità dei Comuni. Insomma, quanto basta per mettere anche la Lombardia tra i sorvegliati speciali a rischio commissariamento.

Negli otto casi già individuati si sta pensando di fare ricorso a un modello mai utilizzato finora: una diffida integrata, che tenga conto sia della situazione della governance che di quella, altrettanto delicata, degli investimenti per rispondere alle procedure europee di infrazione aperte sul fronte della depurazione. Il motivo è che, in molti casi, i due problemi avanzano di pari passo. Chi, come ad esempio avviene in Sicilia, ha una governance frammentata del servizio soffre spesso anche di problemi a valle, sulle infrastrutture e sulla depurazione.

Le lettere di messa in mora saranno strutturate secondo un calendario preciso: l'esecutivo indicherà ai governatori quali sono gli interventi da realizzare e con quale ordine di priorità. Chi non si adegua, sarà commissariato.
Per vedere materialmente le prime diffide, bisognerà aspettare ancora qualche settimana. Secondo gli uffici del ministero, si partirà per l'inizio del 2016. Nel frattempo, i tecnici completeranno il loro monitoraggio e lo caricheranno sul sito del dicastero, in formato di Open data, per rendere pubblico lo stato di avanzamento degli adempimenti a carico dei governatori. Questi dati saranno confrontati con la relazione dell'Autorità garante per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, che sarà presentata a dicembre. Subito dopo, per le Regioni partirà il conto alla rovescia.

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