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Riuso di inerti/3 - La mappa delle imprese specializzate in riciclo di materiali da demolizione

di Brunella Giugliano

Parla di realtà innovative ma che risentono a pieno della crisi del settore delle costruzioni e della scarsa spinta data al mercato dei materiali riciclati. È Paolo Barberi, presidente dell'Anpar, l'Associazione Nazionale Produttori Aggregati Riciclati, aderente a Confindustria e che riunisce quasi 70 imprese specializzate in riciclo di rifiuti da edilizia. Queste sono localizzate principalmente tra Lombardia, Lazio, Toscana ed Emilia Romagna, regioni dove le resistenze all'apertura di impianti di riciclo sono meno forti. Barberi è anche a capo della Eco Logica 2000 Srl di Roma, prima azienda nella capitale a occuparsi del riciclo di inerti e che dal 2007 ad oggi ha subito un calo di fatturato di circa il 40%, passando dai 2,1 milioni agli attuali 1,3. «Da giugno di quest'anno - spiega - abbiamo deciso di ridurre tutti gli stipendi del 30% per evitare licenziamenti. L'impatto della lunga crisi sul nostro settore ha portato le aziende a una riduzione del fatturato che varia da regione a regione e mediamente compresa tra il 30 e il 50%».

Quali le cause? «Innanzitutto il fatto che una percentuale importante dei rifiuti da edilizia non è convogliata nei circuiti legali e quindi, non si ha contezza dei reali quantitativi in gioco. Per questo motivo bisognerebbe rendere obbligatoria la redazione di un "piano rifiuti" nei cantieri, un documento con la stima della quantità e la tipologia di rifiuti prodotti, da rendicontare poi a fine lavori. Questo consentirebbe l'emersione di rifiuti non smaltiti in modo lecito».

«L'altro aspetto molto grave - continua Barberi - è la diffusa resistenza all'uso degli aggregati riciclati. Non esiste, infatti, un decreto di "End of Waste", che indichi i criteri specifici da adottare affinché un rifiuto, dopo essere stato sottoposto a recupero, cessi di essere tale. Nei Paesi europei esistono molti regolamenti che vanno in questa direzione, mentre in Italia sta alle singole aziende dimostrare che i loro prodotti sono validi e paragonabili ai materiali naturali».

«Purtroppo - prosegue il presidente Anpar - anche a livello centrale c'è poca sensibilità. Una situazione emblematica è quella dell'Emilia Romagna. A seguito del terremoto del 2012 e alla conseguente necessità di conferire e riutilizzare i rifiuti inerti provenienti dal sisma, l'amministrazione regionale ha elaborato un utilissimo studio, "Progetto per la valorizzazione dei rifiuti", che evidenzia le potenzialità di sviluppo del mercato dei riciclati, demandando le attività operative ad accordi di programma con le parti interessate. A tutt'oggi le aziende della Regione aspettano l'avvio delle azioni di sviluppo e nel frattempo hanno enormi quantità di rifiuti riciclati già stoccati, ma che nessuno si è comprato, e da gennaio 2016 molti impianti rischiano di chiudere per mancanza di lavoro»

La mappa delle imprese

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