Imprese

Riforma del servizio idrico: sette regioni inadempienti a rischio commissariamento

di Giuseppe Latour

Sette Regioni a rischio commissariamento. Con alcune osservate speciali, come Calabria, Campania e Lazio. Il Governo preme l'acceleratore sulla riorganizzazione del servizio idrico integrato. Il calendario di adempimenti, fissato dallo Sblocca Italia a carico di governatori e sindaci, non deve restare solo una lettera di intenti. Così, dopo che sono scaduti lo scorso 30 settembre i termini per affidare le gestioni ad unico soggetto per ciascuno degli ambiti territoriali ottimali individuati, ora il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti punta a smuovere chi finora si è mosso troppo lentamente. I suoi uffici hanno realizzato un monitoraggio, che fotografa la situazione in tutto il paese. Su quella base, nei prossimi giorni partiranno lettere di diffida e di messa in mora, per arrivare poi a commissariamenti veri e propri.

Il calendario dello Sblocca Italia
Il monitoraggio del ministero dell'Ambiente prende le mosse dalle previsioni dello Sblocca Italia (Dl n. 133/2014). Qui venivano fissati alcuni termini per arrivare a riorganizzare i servizi idrici nel nostro paese, mettendo in testa al sistema enti di governo nuovi, delimitando gli ambiti territoriali ottimali sui quali questi devono agire, affidandogli le infrastrutture dei Comuni e, infine, attribuendo il servizio a un unico gestore per ogni ambito territoriale. Insomma, una maxi operazione di semplificazione e aggregazione che, entro il 30 settembre scorso, sarebbe dovuta culminare con gli affidamenti delle gestioni. Le cose, in molti casi, non sono andate così. E il Governo, anziché chiudere un occhio, ha iniziato a scrivere lettere a tutti i governatori italiani. Chi non si è messo in regola deve sbrigarsi.

Sette Regioni sotto la lente
Le rilevazioni del ministero scoperchiano le responsabilità degli enti locali e delle Regioni. Guardando le tabelle del Governo, infatti, sono almeno sette quelle a rischio commissariamento, in base ai poteri conferiti dallo Sblocca Italia all'esecutivo: in pratica, c'è la possibilità di attivarsi per sostituire le amministrazioni rimaste inerti. Su di loro gli uffici di Gian Luca Galletti hanno da tempo acceso un faro: Calabria, Campania, Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Lazio e Sardegna. E si preparano a metterle in mora, con modalità diverse, per accelerare le pratiche di ristrutturazione del servizio idrico.

Le Regioni già diffidate: Sicilia, Calabria e Campania
Partiamo dalle Regioni che lo scorso 14 maggio hanno ricevuto una diffida del ministero ad attivarsi: Sicilia, Calabria, Campania e Molise. Proprio il Molise è quella che, da allora, si è mossa meglio, "operando in maniera puntuale", come spiegano dal ministero. Situazione molto diversa, invece, c'è in Calabria. Qui il ritardo è fortissimo: siamo ancora lontani dall'affidamento a un unico gestore ed è al vaglio della giunta una proposta di legge per la riorganizzazione del servizio idrico. Entro fine anno dovrebbe essere approvata. Ma, al momento, non se ne conoscono i contenuti.
Male anche la Sicilia, dove ad agosto è stata emanata la legge n. 19/2015 per riordinare il settore: è stata immediatamente impugnata perché contraria alla concorrenza. Adesso è in corso una trattativa con il Governo per emendare il testo ed evitare di arrivare a una sentenza, perdendo tempo prezioso. Di fatto, però, il processo di riorganizzazione è congelato, proprio nella regione che più di tutte ne avrebbe bisogno. A complicare la partita, poi, c'è il fatto che con una Regione a statuto speciale il commissariamento è più complesso. Anche la Campania ha una legge, appena approvata. Il ministero la sta valutando, anche se dai primi esami non comporta problemi particolari. La questione centrale, in questo caso, riguarda l'attuazione concreta degli obblighi. Sia la Sicilia che la Campania riceveranno una diffida con gli adempimenti da realizzare. Se non si adegueranno, saranno commissariate.

Enti di governo commissariati: Abruzzo e Basilicata
Diversa e meno grave la situazione di altre due Regioni che, al momento, risultano inadempimenti. Abruzzo e Basilicata hanno lo stesso problema: entrambe hanno un ente di governo dell'ambito che dovrebbe associare i Comuni dell'area ma che, però, risulta commissariato e, quindi, non è pienamente operativo. In entrambi i casi sono in corso diffide a risolvere questo problema e potrebbero scattare i commissariamenti.

Il Lazio e il caso dell'Ato di Rieti
Più complessa la partita del Lazio. Qui le criticità sono forti ma concentrate principalmente in un'area: la provincia di Rieti. Nella zona c'è un piano d'ambito ormai vecchio di venti anni, non è stato affidato il servizio al gestore unico e si sta valutando la possibilità di arrivare a un affidamento a una società in house partecipata dai Comuni dell'area. Una prospettiva che preoccupa il Governo e alcuni sindaci di zona, perché senza un piano d'ambito aggiornato e una ricognizione della situazione esistente l'operazione è a forte rischio fallimento. A questo si aggiunge il fatto che in altri ambiti territoriali i Comuni non hanno aderito alla gestione unica.

Sardegna, 33 Comuni restano fermi
Infine, c'è il caso della Sardegna. Qui il problema riguarda la mancata cessione delle infrastrutture dei Comuni ai nuovi gestori unici, per favorire l'aggregazione. Sono, per l'esattezza, 33 i sindaci che non hanno fatto quanto previsto dalla legge. La Regione ha assicurato che sta provvedendo a sbloccare l'impasse. In alternativa, potrebbe scattare il commissariamento.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©