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Manutenzione metrò e nuovi autobus, con il decreto Giubileo in arrivo 200 milioni per Roma

di Giorgio Santilli

Dei 300 milioni che dovrebbero finire nel «decreto Giubileo» in preparazione a Palazzo Chigi, la fetta più rilevante, circa 200, dovrebbero andare alla mobilità. Non tanto interventi di manutenzione giubilare, che a questo punto sono praticamente impossibili, quanto un vero e proprio programma a medio termine per cominciare ad affrontare le vere criticità dei trasporti nella Capitale. Il maquillage non interessa il premier che vuole lasciare segni di rinnovamento. «Priorità ed emergenza assoluta», in questo capitolo, è la manutenzione straordinaria delle linee A e B della metropolitana che devono essere messe a norma e in sicurezza. Ci sarà sicuramente anche una prima tranche di autobus acquistati in leasing, saranno probabilmente 500 sui 1.500 considerati necessari, con una formula mista che dovrebbe contemplare anche la manutenzione (full leasing) ma solo per una quota parziale dei nuovi mezzi. Ancora da decidere, invece, se nel programma possa rientrare anche l’acquisto di nuovi treni per la metropolitana, considerando che al momento la rete è sostanzialmente satura e un potenziamento del servizio richiederebbe interventi pesanti sulla linea, in particolare sul nodo di piazza Bologna. Stesso discorso, ancora da valutare, con la possibilità di rilanciare gli investimenti nell’acquisto di tram di superficie.

A parlare con Matteo Renzi del quadro delle esigenze di breve e medio termine per la mobilità a Roma è stato in questi ultimi tre mesi Stefano Esposito, senatore Pd vicinissimo al premier e da lui inviato ad agosto dentro la giunta Marino proprio per affrontare il settore più spinoso del trasporto. «Ho trovato sempre il premier molto sensibile alla questione della mobilità, in nome della concretezza con cui dobbiamo affrontare i problemi di Roma», dice Esposito che rilancia sulla necessità di nominare «un supercommissario, e non un subcommissario, per i trasporti». In questi giorni si fa il nome di Marco Rettighieri, direttore uscente dell’Expo 2015 e prima ancora amministratore delegato della società italo-francese responsabile della Torino-Lione. È lì che Esposito lo ha conosciuto dieci anni fa e non è certo mancato il suo sostegno presso Palazzo Chigi quando si è cominciato a ipotizzare di dare a lui la competenza del trasporto nel «dream team» evocato da Renzi per Roma.

Un nodo che si profila, semmai, oggi, è quello dei poteri che avrebbe Rettighieri nella Capitale. «Sarebbe sprecato come subcommissario», dice Esposito che ha riproposto «pieni poteri» a una personalità competente che sia in grado di avviare a soluzione le drammatiche questioni legate alla mobilità romana.

Esposito ama le proposte di rottura e provocatorie: in questi mesi dalla poltrona di assessore non ne sono mancate, guardando al fururo di Roma. Ora ne lancia un’altra, assolutamente costruttiva per la Capitale. «Dobbiamo avviare - dice Esposito - una riflessione seria: se non sia necessario nazionalizzare il sistema del trasporto locale romano. Come succede a Parigi, dove la municipalità ha il 24% della Ratp e il governo il 76%. Come succede a Londra, giusto per citare tutto un altro modello, dove solo sul ferro lavorano 14 diversi operatori». Alla riflessione non può non partecipare anche il governo, ma a chi gli dice che il suo è un orizzonte troppo lontano risponde tranquillo: «Non è così lontano, io ne ho già parlato con Renzi e ho trovato una disponibilità ad aprire una discussione seria»

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