Imprese

Acqua, Tomasetti (Utilitalia): «Accelerare gli investimenti nel settore idrico»

di Giorgio Santilli

«Non mancano i segnali preoccupanti, come la legge siciliana approvata ad agosto o alcuni disegni di legge in Parlamento che propongono una totale ripubblicizzazione del settore idrico in nome del referendum del 2011, ma continuo a pensare che la strada intrapresa dal governo con gli incentivi alle aggregazioni nella scorsa legge di stabilità e il decreto attuativo della legge Madia sulle partecipate vadano nella giusta direzione. Lo stesso può dirsi anche per la regolazione dell'Autorità per l'energia elettrica, gas e servizi idrici che dà stabilità al sistema e favorisce il finanziamento degli investimenti necessari per migliorare la qualità del servizio. Ma è necessario accelerare su questa strada e completare il percorso avviato, evitando iniziative che vadano in direzione opposta e creino un quadro di incertezza soprattutto quando si tratta di finanziare nuovi investimenti».

Catia Tomasetti, presidente di Acea e vicepresidente con delega ai servizi idrici di Utilitalia, l'associazione delle imprese gestori dell'acqua, introdurrà la giornata di mercoledì al Festival dell'Acqua di Milano, battendo sulla necessità di accelerare investimenti e riorganizzazione delle imprese. «Gli investimenti al netto dei contributi pubblici nel settore - dice - hanno subito un rallentamento nel 2012 e 2013 per effetto di una lettura del referendum come spinta alla ripubblicizzazione e solo nel 2014 c'è stata una ripresa grazie all'azione di stabilizzazione regolatoria dell'Autorità che ha aumentato le tariffe solo per chi effettua davvero gli investimenti e non per chi si limita a programmarli. Eravamo a 1.314 milioni di investimenti nel 2011, siamo scesi a 1.192 milioni nel 2012 e a 1.189 nel 2013, mentre solo nel 2014 siamo tornati a 1.399 milioni. I contributi pubblici sono passati dai 665 del 2012, ai 443 del 2013 e ai 434 del 2014».

Secondo Tomasetti «non possiamo più ritardare gli investimenti per il servizio e gli impianti di depurazione e fognature. Stiamo consumando il futuro dei nostri figli». Il livello degli investimenti resta basso, negli ambiti di punta arriva a 43 euro l'anno per abitante con punte minime di 14 euro nel Mezzogiorno, quando il fabbisogno stimato è di 80 euro, meno di quanto si spende in Francia (dove gli acquedotti non perdono oltre il 30% di acqua come da noi) e nell'Europa che corre (in Danimarca 130 euro per abitante). Gli investimenti vengono effettuati, inoltre, solo dove la legge Galli è stata effettivamente applicata: arrivano per oltre il 70% dai 115 gestori affidatari del servizio sulla base della legge Galli e per il restante 30% dalle oltre 2.000 gestioni pubbliche dirette o in economia.«Nei Ddl presentati in Parlamento dai Cinque Stelle - dice Tomasetti - si dà una lettura sbagliata del referendum abrogativo di una norma che forzava alla privatizzazione. Lo spirito del referendum era proprio quello di dare agli enti di ambito territoriale il massimo grado di libertà nella scelta fra gestore pubblico, gestore privato o società mista. La vera garanzia pubblica risiede nel ruolo forte della regolazione indipendente, capace di esercitare controlli e proteggere gli utenti sia dai gestori pubblici inefficienti che dagli speculatori privati».

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